Un ambulatorio virtuale dedicato ad assicurare la continuità assistenziale delle persone con disabilità anche durante la pandemia: ce ne parla il prof. Pietro Fiore, Ordinario in Medicina fisica e riabilitativa dell’Università di Foggia e Past Presidente di SIMFER (Società italiana di Medicina fisica e riabilitativa) che interverrà al secondo meeting nazionale AiSDeT nell’ambito della tavola rotonda “Continuità assistenziale e connected care” in programma il 25 novembre alle ore 09.50.
Al centro del suo intervento l’esperienza del progetto dell’Ambulatorio Digitale, promosso da SIMFER in collaborazione col Ministero della Salute, dedicato ad attività di teleconsulto specifico per assicurare la continuità assistenziale ai pazienti che si sono trovati a dover interrompere le visite specialistiche fisiatriche e i percorsi riabilitativi a causa dell’emergenza pandemica.
“Abbiamo creato una rete che ha visto la partecipazione di oltre 300 soci, che oltre a comunicare e interagire con i pazienti si è mossa da comunità, comunicando e confrontandosi costantemente. Tra gli obiettivi, abbiamo cercato di supportare chi stava sostenendo un percorso riabilitativo e si è trovato a non poter più frequentare le strutture specifiche” – dichiara Fiore che racconta come il servizio si sia affermato come un vero e proprio punto di riferimento dei pazienti durante questi mesi.
“Per accedere al servizio sono richieste alcune informazioni minime come nome, cognome e numero di telefono e l’invio di un messaggio a telemedicinariabilitativa@simfer.it: in pochi mesi abbiamo registrato oltre 8 mila contatti tra pazienti, familiari di gente a letto e care giver. Tutti i pazienti hanno riconosciuto nell’ambulatorio virtuale un luogo dove confrontarsi e chiedere supporto su moltissime problematiche, dalle più banali alle più importanti, come la sclerosi multipla, l’ictus ecc. In generale, per deontologia, i consulti non prevedevano la prescrizione di terapie farmacologiche: i consulti si concludevano con raccomandazioni molto pratiche su esercizi riabilitativi e consigli utili su quale tipologia di ausili utilizzare (come deambulatori o carrozzine)”.
“L’emergenza Covid – sottolinea il prof. Fiore – ha certamente fatto emergere problematiche peculiari: molti pazienti si sono ritrovati privi di punti di riferimento e si rivolgevano a noi per capire come contattare medici e ambulatorio per ottenere le necessarie visite domiciliari, soprattutto nei casi in cui ci fossero state positività accertate”.
“Una particolare area del nostro intervento è stata la gestione del c.d. Long Covid – aggiunge Fiore – A distanza di circa tre mesi dalle dimissioni dalla terapia intensiva, oltre un terzo dei pazienti che hanno registrato forme gravi di malattia denuncia una evidente lentezza nel recupero dell’autonomia e sintomi come il “Brain fog”, una sorta di annebbiamento mentale che riduce le capacità fisiche e cognitive. Questo problema riporta conseguenze molto forti a livello del “funzionamento” con riduzione delle abilità e restrizione della partecipazione, ma anche psicologico, per questo è importante che si attivino presto reti tra specialisti diversi”.
“In questo senso, il meeting nazionale AiSDeT rappresenta un momento importante in cui mettere a fattor comune i risultati raggiunti e le lezioni apprese da esperienze di telemedicina come la nostra, soprattutto in materia di ostacoli e criticità da saper riconoscere e superare”.
A tal riguardo segnaliamo, nella stessa giornata del 25 novembre, la presentazione dei risultati dell’indagine condotta da AiSDeT, Dipartimento di Economia gestionale dell’Università Federico II Napoli e Unione Industriali di Napoli su “Lo stato della Telemedicina nel Sud Italia”, cui parteciperanno Guido Capaldo, Direttore Dipartimento di Economia gestionale Università Federico II Napoli, Massimo Caruso, Segretario generale AiSDeT e Gaetano Cafiero, Unione Industriali di Napoli.